“LAGO DI LECCO”
LAGO DI LECCO 16
China su carta pressata a mano, 35 x 56 cm
In occasione del mio matrimonio, che si è tenuto a Lecco nel 2014, non ho potuto fare a meno di rileggere i Promessi Sposi. Io, milanese doc, che del lecchese avevo visitato un paio di volte solo le montagne, mi sono trovata a frequentare con una certa assiduità la città e i dintorni per i preparativi del caso. Saranno state le sublimi descrizioni manzoniane o la mia passione per tutti gli specchi d’acqua, dalle pozzanghere all’oceano, sta di fatto che il lago si è fatto sempre più presente nel mio immaginario ed è cresciuta la voglia, direi l’esigenza, di restituire le immagini attraverso la pittura.
Il pensiero è andato subito all’acquarello, sia perché è la tecnica che ho maggiormente praticato, sia perché mi affascina sempre l’idea di rappresentare “l’acqua tramite l’acqua”, ma il giorno che ho finalmente deciso di cominciare, avevo a disposizione solo della china nera ed l’ho usata quasi per gioco. E come tutte le emozioni forti provate per la prima volta, è nata una vera passione, di quelle che non ti fanno pensare ad altro e ti fanno dipingere fino a notte fonda e correre appena alzato a vedere com’è venuto il dipinto ormai completamente asciutto.
Avendo scelto un formato non troppo piccolo per massimizzare il divertimento di spruzzare, mischiare e colare l’acqua e la china, e conoscendo la mia propensione all’accanimento sui particolari, ho tolto dall’attrezzatura tutti i pennelli piccoli, i pennini e le penne, lasciando solo due pennelli piatti di discrete dimensioni di cui si intuiscono spesso nei dipinti gli interventi netti. Quello che mi interessava era ricostruire la coralità e l’armonia degli elementi sia antropici che naturali presenti nel paesaggio e giocare con i loro “raddoppi” dovuti ai riflessi nell’acqua.
Quasi tutto il “buono” che si può vedere nelle opere lo devo alla carta che avevo a disposizione (una carta indiana spessa pressata manualmente) che ha lasciato scorrere e mescolarsi sulla sua superficie rugosa la china e l’acqua in modo imprevedibilmente naturale e ha permesso (anche in modo brutale) di recuperare il bianco tramite graffiature e strappi.
E’ nata così la sequenza dei “Laghi di Lecco”.
Alla fine mi sono sentita, e mi sentirò sempre, un po’ più vicina a “quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi”. Mi porterò dentro le emozioni che ho provato dipingendolo e la famigliarità delle linee che i monti disegnano in contrasto con il cielo e ribaltati nello specchio del lago. Se poi riuscirò a far migrare le mie emozioni anche in chi guarderà le chine, allora sarò molto prossima a quella che chiamano felicità.